16 febbraio 2012

Abrogazione "Porcellum"...non è detta l'ultima parola.



Anche Celentano ieri, al festival di Sanremo, ne ha parlato in maniera veemente: la Corte Costituzionale (sent. nr. 13/12) non ha ammesso il referendum proposto contro l'attuale legge elettorale (il c.d. "porcellum", Legge 270/2005). Ma, nonostante le forti contestazioni del "re degli ignoranti", la Consulta, a mio avviso, ha operato correttamente, in punto di diritto. Ha escluso, infatti, la c.d. "reviviscenza" della legge. E cioè l'abrogazione tout court dell'attuale legge elettorale non soltanto avrebbe creato un pericoloso vuoto normativo su materia essenziale per la nostra costituzione ma, inoltre, sarebbe  stato impossibile far "rivivere" automaticamente la vecchia legge elettorale (la c.d. "Tatarellum")...per dirla come qualcuno (in maniera poco pertinente ma molto efficace), è come se, abolendo l'ergastolo, tornasse in vigore automaticamente la pena di morte: evidentemente una aberrazione giuridica senza eguali. Ma la parola "fine" sulla vicenda non è ancora stata pronunciata: due avvocati milanesi, infatti (Francesco Pensato e Mario Franzosi) hanno depositato un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo in quanto l'attuale sistema elettorale violerebbe il diritto del cittadino alle "libere elezioni", precludendo, di fatto, di scegliere il proprio candidato. «La ratio di tale innovazione», spiegano i due avvocati, «non è comprensibile. Essa forse risponde al fine di rafforzare la posizione dei vertici nazionali dei partiti. Soluzione questa di evidente contrasto con la Costituzione e con elementari regole di democrazia». «Detta innovazione è di grande rilievo giuridico e pratico. Essa è aggravata», si legge nel ricorso, «per il fatto che i vertici nazionali dei partiti hanno anche il potere di scegliere e far dichiarare eletti i candidati da loro preferiti, con il semplice accorgimento di collocarli (o farli collocare) nei primi posti della lista, ovviamente entro il numero massimo utile (facilmente prevedibile) per ottenere l’elezione". Ciò violerebbe, di fatto, l'art. 3 del primo protocollo della Convenzione dei Diritti dell'Uomo del 1952, ("le parti contraenti si impegnano a organizzare, ad intervalli regolari, libere elezioni a scrutinio segreto, in condizioni tali da assicurare la libera espressione dell’opinione del popolo"). In definitiva, come spesso accade, l'ultima parola spetta alla Corte di Strasburgo, in attesa che l'unico organo deputato a dire la sua, e cioè il Parlamento Italiano, prenda una posizione sulla questione e non rimanga inerte come successo fino ad oggi. 

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